13/01/2018 - Novara - Sport |
IGOR VOLLEY NOVARA - Piccinini, 39 anni da record e una carriera da regina
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Per chi ha dedicato tutta se stessa allo sport fin da
giovanissima, come è stato per Francesca Piccinini, spegnere le candeline
lontano da casa non è una novità. Trentanove anni compiuti mercoledì 10 gennaio
e tutti da festeggiare per la campionessa di Massa, che a soli 14 anni
ha esordito nel massimo campionato italiano con la Carrarese. Poi una carriera
lunga venticinque anni e vissuta sempre al massimo livello, con la stagione al Paranà in
Brasile (unica fuori dall’Italia) nel 1998-1999 a fare da
spartiacque alla carriera. Al rientro in Italia l’approdo a Bergamo con cui ha
vinto il suo primo trofeo europeo (era il 1999-2000 e la Champions League si
chiamava ancora Coppa Campioni): saranno in tutto nove, con una Coppa Cev, una
Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea e ben sei Champions League, l’ultima
nel 2016 a Casalmaggiore. “Ogni vittoria, ottenuta con il club o con la nazionale,
ha avuto un sapore speciale ed è stata a suo modo unica – racconta
la schiacciatrice toscana – e se il Mondiale vinto a Berlino nel 2002 è stato
storico, lo stesso posso dire dello Scudetto vinto a Novara pochi mesi fa. La
città lo aspettava da 15 anni e io ho scelto questo club proprio per centrare
questo obiettivo. Sono orgogliosa ma nonostante l’età non voglio certo
fermarmi: ci sono ancora palloni da mettere a terra e trofei da inseguire”.
In campo, da compagne o da avversarie, ormai capita spesso di incrociare atlete
che quando ha iniziato a giocare non erano ancora nate: “Mi piace confrontarmi con loro, mi piace
pensare di essere un punto di riferimento che le aiuti a crescere e migliorare,
proprio come a suo tempo è capitato a me con le mie compagne più esperte. Di
contro, credo anche che da questo confronto possa riuscire anche io stessa a
migliorare e crescere”. Che effetto fa, festeggiare il compleanno
lontano da casa? “Ormai ci sono abituata, dopo tanti anni non è più strano. In un certo
senso lo festeggio con quella che è la mia “famiglia” nel corso della stagione,
della quotidianità, ovvero la mia squadra, la mia società. Essere un’atleta
professionista vuol dire fare sacrifici, lo sapevo quando ho scelto questa vita
e lo ricordo ogni giorno, quando scelgo di continuare. Il futuro è una
famiglia, è la maternità. In attesa che arrivi il momento, però, continuo a
scegliere la pallavolo. Mi diverto ancora come il primo giorno, questo è il mio
unico segreto”.
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