Come non è mai stato difficile
immaginare, anche l’Impresa De Vivo di Potenza,
capofila nell’appalto per la costruzione del “coperchio” al Centro Nuoto,
ha dato forfait, portando i libri in Tribunale.
La procedura, tecnicamente, si chiama di “concordato
preventivo in bianco”.
Cioè non si dice (prima) se i creditori prenderanno
il 30, 20 o altro per cento dei crediti vantati.
E’ la seconda azienda che va in
procedura
mentre è in corso l’esecuzione dei lavori in questo
cantiere che, per la verità, con le vicissitudini delle rispettive Imprese edili
non c’entra nulla: vi si trova coinvolto.
Cioè: non sono le difficoltà del cantiere a
determinare la crisi aziendale delle ditte; anzi.
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La prima, come si ricorderà, la ditta Asfalt
(nomen omen) del Torinese.
Si era aggiudicata l’appalto con un’offerta
anomalmente bassa, ma la Commissione di valutazione delle offerte decise
di aggiudicare.
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Si era ai primi del 2018: le prime fibrillazioni di
Asfalt, addirittura, a fine 2017.
e ci sarebbe stato tutto il tempo per resettare
tutto (buttare a mare il progetto coperchio) ed intraprendere finalmente una
strada sensata, cioè pensare alla ristrutturazione dello stabile.
Ciò che fece perdere ulteriore tempo fu
la serie impressionante di balle che si raccontarono per
tentare di minimizzare il problema.
E giù a dire
che era solo un incidente di percorso e la ditta era sanissima.
E giù a dire
che non era colpa sua, ma di un cliente che non la pagava, in località lontana.
E giù a dire
(la più esilarante) che, poi, sarebbe tornata in forza nel cantiere di
Vercelli, destinandovi ancora più operai per recuperare il tempo perduto.
Allora era il Doctor Contortus
della Giunta del tempo a studiare le strategie di informazione politicamente
corretta, sempre tecnicamente confortato, peraltro, da Liliana Patriarca.
Amen.
Poi, però, ci fu il tentativo, riuscito, di evitare
ad ogni costo di bandire una nuova gara.
E, allora, si fece scorrere
la graduatoria delle imprese concorrenti
al primo appalto
ed aggiudicando al consorzio tra Imprese costituito
dalla De Vivo di Potenza, capofila, associata al Nuovo Civ del
Geom.Bertolone.
Nel frattempo, la responsabilità tecnica dell’”affare
piscina” fu tolta a Liliana Patriarca, capo di un “ramo” dell’Ufficio Tecnico
ed assegnata a Pino Scaramozzino, capo dell’altro ramo, che fino a quel
momento non aveva messo becco: l’aggiudicazione alla precedente ditta, con
offerta (si noti: di opere) anomalmente bassa era stata della Commissione
presieduta da Patriarca.
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Perché tanta ostinazione?
Perché – hanno sempre sostenuto i protagonisti –
così daremo una piscina alla città nel più breve tempo possibile.
La città, però, non ha abboccato.
Ed ha ascritto questo errore alla precedente
Amministrazione.
Errore superato solo da un altro:
quello della attuale Giunta.
Eletta anche perché facesse
piazza pulita del coperchio, ha, invece, tradito i propri Elettori.
Ha continuato con il Coperchio e, per sovrammercato,
ha deciso di buttare giù la parte vecchia, lasciando solo la vecchia vasca come
vasca all’aperto.
Una cosa che – francamente, nemmeno noi che
pensavamo di averle viste tutte – saremmo riusciti ad immaginare.
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Adesso che succede?
Per fortuna, niente.
Diciamo “per fortuna” non perché il coperchio, con
il passar del tempo, sia diventato buono.
E’ sempre stata e resta una scelta dannosa per il
nuoto e per la città, sia quando la compì la Giunta di Maura Forte, sia ora che
l’ha confermata la Giunta del Niente di Andrea Corsaro, che ha delegato
all’incombente il Vice Sindaco e Assessore alle Piscine, il lucidissimo e
sagacissimo Massimo Simion.

Il king maker più astuto in cui il Centrodestra potesse sperare (dicono i bene informati), per esempio nella costruzione
dell’ideale candidato Sindaco di Santhià.
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Cosa significa, in pratica, il concordato preventivo
di De Vivo?
Significa che, in astratto, un rischio ci sarebbe
stato.
Tanti contratti pubblici portano una clausola a
garanzia dell’Ente Committente: se un appaltatore va in procedura, decade il
contratto e si cerca un altro Contraente della Pubblica Amministrazione.
Al punto in cui siamo, va detto francamente, che una siffatta soluzione sarebbe stata una vera
e propria mazzata sui contribuenti vercellesi: il coperchio ormai è quasi
finito.
La città avrebbe avuto tutto il danno, senza potere
realisticamente pensare di ricominciare daccapo con scelte diverse e sensate.
Il Nuovo Civ ha ottenuto dal Giudice
incaricato della procedura dal Tribunale di Potenza, di subentrare alla De Vivo nel
contratto con il Comune di Vercelli.
Questo
il 21 marzo scorso (leggi qui).
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Di tutto ciò,
mentre si organizzavano le gite per vedere i lavori di rimozione di copertura
di amianto della parte vecchia, ci si è, evidentemente, dimenticati di parlare.
Così come non si è notato che, da molto tempo, i
lavori del coperchio andassero a rilento.
Il motivo è molto semplice: solo con questa
soluzione (approvata dal Giudice) il Comune – Committente può pagare
direttamente il Civ e non il capofila.
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Di una cosa così rilevante nessuno ha
parlato e chissà poi perché, in quanto, come tutte, prima o
poi destinata a saltare fuori.
Ma – come è fin troppo facile immaginare – si avrà
modo di parlarne ancora.