02/02/2018 - Vercelli - Cultura e Spettacoli |
VERCELLI - “Il tramonto dell'Impero Romano d'Occidente” - Ne ha parlato Giovanni Lucchetti per la Società di Cultura Classica
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(Nadia Rosso) Il ciclo
di incontri di studio organizzato dall'Associazione Italiana di Cultura
Classica di Vercelli è proseguito con "Società, politica e diritto verso il
tramonto dell'Impero Romano", conferenza tenuta dal prof. Luchetti
presso l'Aula
Magna dell'Università del Piemonte Orientale alle 17.30 di lunedì 29
gennaio. Come di consueto, è Maria Pia Saviolo Magrassi, presidente della
delegazione vercellese di Cultura Classica, a presentare l’ospite della
serata, Giovanni
Luchetti, professore ordinario di Diritto Romano e direttore del
dipartimento di scienze giuridiche presso l'Università di Bologna, i cui campi
di ricerca spaziano dalla giurisprudenza romana al diritto tardoimperiale –
basti citare, oltre al suo contributo monografico dedicato allo studio della
legittimazione dei figli naturali nelle fonti tardoimperiali e giustinianee, il
noto volume La legislazione imperiale nelle Istituzioni di Giustiniano. L'ospite
della serata ha offerto al numeroso e attento pubblico un'acuta riflessione sui
fattori di evoluzione del tardoantico in ambito politico religioso e non solo.
Fin da subito ha precisato a proposito del titolo scelto per l'intervento che
l'idea di tramonto si lega alla pars Occidentis e non è del tutto negativa in
quanto comprende anche importanti aspetti evolutivi. Sebbene quando ci si
riferisce al tardoantico si intende l'arco cronologico compreso dall'età di
Diocleziano (o al più il periodo di anarchia militare) al VII secolo,
l'evento epocale che ha segnato il futuro dell'impero è anteriore: l'editto di Antonino
Caracalla del 212 d.C., un provvedimento di straordinaria portata
che estendendo la cittadinanza romana a tutti i cittadini dell'impero cambia in
modo significativo la società ponendo le basi per lo spostamento del baricentro
da Occidente a Oriente. Dunque i prodromi del tardoantico affondano le proprie
radici già in epoca severiana e, dopo la parentesi conservativa di Diocleziano
responsabile delle ultime grandi persecuzioni, si passa a tutti gli effetti
alla nuova epoca con Costantino, che con il provvedimento noto come
editto di
Milano del 313 d.C. segna un profondo cambiamento concedendo la
libertà religiosa e la restituzione dei luoghi di culto ai cristiani, come si
deduce dal resoconto tratto dal De mortibus persecutorum di Lattanzio
letto da Roberto
Sbaratto. Tale provvedimento segna l'inizio di una forte
compenetrazione tra politica e chiesa – nel 325 d.C. ci sarà il concilio di
Nicea - in un percorso non del tutto rettilineo che porterà il
Cristianesimo secondo il credo niceno a religione ufficiale dell'impero con l'editto di
Tessalonica del 380 d.C., prima del quale Giuliano l'Apostata cerca con un
tentativo effimero di restaurare il culto pagano. Il professore ha sottolineato
l'attualità dell'editto di Tessalonica a livello comparatistico per la
presenza nella costituzione greca del 1975 dell'articolo 3 in cui si proclama
come religione di stato la religione greco-ortodossa. Un altro fattore
evolutivo, oltre al Cristianesimo, nella società tardoantica è il sistema delle
classi bloccate. Infatti, già in epoca costantiniana assistiamo ad una serie di
provvedimenti normativi volti a vincolare le persone ad una determinata
professione ereditata dal padre al fine di garantire la vita delle comunità
cittadine messe in pericolo dall'instabilità politica e militare del tempo;
l'efficacia di tali provvedimenti era minima dato che venivano reiterati più
volte senza successo. La società d'Occidente è così bloccata, non vi è
possibilità di ascesa sociale. Il caso maggiormente significativo sono i
decurioni, i quali con Diocleziano devono occuparsi della riscossione
delle imposte con vincolo di responsabilità solidale che si attua nell'obbligo
di far fronte di tasca propria ad eventuali cifre mancanti durante la
riscossione. Come è facilmente intuibile, i decurioni cercano in tutti i modi
di sottrarsi a tale carica per sfuggire ai munera legati al loro status. Il
regime vincolistico è inevitabilmente un fattore di crisi della vita cittadina
della pars Occidentis, così come la presenza dei barbari, inizialmente accolti
nel territorio per difenderne i confini in qualità di soldati in quello che
allora sembrava un rafforzamento della compagine imperiale ma che in realtà –
come giustamente sottolinea Ammiano – ingloba già il germe della fine che
inizia ad attuarsi progressivamente fino alla deposizione di Romolo Augusto nel
476 d.C. Infine, in ambito giuridico in età tardoantica si assiste alla
scomparsa della giurisprudenza creativa e alla spersonalizzazione dei giuristi
che applicano il diritto attraverso meccanismi decisionali di tipo quasi
aritmetico esclusivamente sulla base delle opere di cinque giuristi, tra i
quali in caso di parità di giudizio prevale l'autorità di Papiniano. In attesa del prossimo
incontro, è possibile rivedere la conferenza sul sito www.lett.uniupo.it/cultclassica.
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